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Impressioni di Ubuntu Touch (developer preview) su Galaxy Nexus (GT-I9250)

Ubuntu Touch Developer Preview su Galaxy Nexus – prime prove e impressioni.

Dispositivo e firmware di provenienza: Galaxy Nexus (maguro, yakju), Android JB 4.2.2 (JDQ39) (link immagine: https://developers.google.com/android/nexus/images#yakjujdq39

Firmware e materiali di Ubuntu 12.10 Touch Preview, prelevati da: http://cdimage.ubuntu.com/ubuntu-touch-preview/quantal/mwc-demo/

Data installazione: 22/02/2013 (versioni firmware del 21)

Procedura seguita per l’installazione (via adb da Ubuntu Desktop): https://wiki.ubuntu.com/Touch/Install

Procedura per installarla da custom recovery: http://www.androidworld.it/2013/02/21/come-flashare-ubuntu-touch-da-custom-recovery-136913/

Conclusioni:
Cosa aspettarsi da questa versione di preview:
In realtà ben poco. Diciamo che più che una preview, è una demo.
Si può avere un’idea, in sostanza, di come funziona l’interfaccia utente di Ubuntu Touch, che ha un’impostazione un po’ diversa dalle “solite” e tende a disorientare, almeno in un primo momento, gli utenti abituati con Android, iOs, WP.

FUNZIONALITÀ DI BASE (Telefono/SMS)

E’ riportato al punto 2 del paragrafo “Cosa aspettarsi dopo l’installazione di questa versione” del wiki di installazione di Ubuntu Touch, che il comparto telefonico (chiamate e SMS) sia funzionante sul Galaxy Nexus e sul Nexus 4. In realtà, da prove che ho fatto vi dico che:

  1. le operazioni telefoniche di base funzionano solo su una SIM non protetta da PIN code, pertanto se volete provarlo ed usarlo anche per telefonare, vi conviene disabilitare il PIN della vostra SIM card prima di installare questa release di Ubuntutouch (o, alternativamente se doveste aver già installato Ubuntu nel telefono con la SIM ancora dotata di PIN, spostare momentaneamente la SIM in un altro telefono e disattivare il PIN code.
  2. le telefonate in uscita, sembrano funzionare correttamente. Le telefonate in entrata, funzionano solamente se il telefono non è in deepsleep o in standby. Nel caso in cui si riceve una telefonata in uno di questi ultimi due casi, il telefono squilla regolarmente, ma è necessario attivarlo a mano tramite power button, ma anche dopo aver tappato il pulsante “answer call”, si risponde alla chiamata ma non è possibile sentire la voce, né in entrata, né in uscita.

NETWORKING

Funziona solo la connettività Wifi, mentre non è ancora funzionante la 3G.
Anche con la Wifi, a volte riaccendendo il telefono, mi è capitato che perdesse la connettività di una rete Wifi già registrata (e password Wpa già memorizzata). Inoltre, sporadicamente mi è successo che nella lista delle reti, mi presentasse 2 volte la rete Wifi che in realtà era già registrata. Anche ripetendo la procedura di registrazione, non riusciva in questi casi a collegarsi alla rete. E’ stato necessario riavviare il dispositivo fino a che non si è connesso regolarmente quando mi trovavo nel raggio di una rete wifi già registrata in precedenza.

APPLICAZIONI

C’è una lista di applicazioni piuttosto limitata. Di queste, alcune non risultano funzionanti (almeno sul Nexus) come, ad esempio, il media player, che presenta una videata nera senza dare la possibilità di scegliere un contenuto multimediale.
Non c’è ancora un “market” attivo, pertanto quelle presenti nella sezione “Available for download” nella Home screen, sono (YouTube, SoundCloud, Evernote) sono presenti puramente a scopo dimostrativo, ma se ci si clicca sopra non succede assolutamente nulla.
Molte delle app presenti già installate, come Gmail, Facebook, Tweeter, altro non sono che chiamate al browser interno ai relativi portali in versione mobile, e non dei veri e propri client ai relativi servizi.
Il browser di sistema funziona abbastanza bene, anche se è soggetto a maggiori lag rispetto al browser di stock Android sullo stesso dispositivo ed inoltre ha funzionalità più limitate.
La calcolatrice non funziona…
La fotocamera e la galleria, funzionano apparentemente bene entrambi. La fotocamera, funziona correttamente anche in modalità video camera.
La galleria funziona relativamente bene, anche se presenta svariati lag durante lo scroll degli album. La visualizzazione delle fotografie, quando si effettua il doppio tab per fare lo zoom a dimensione intera, provoca un “black out” di qualche istante prima di presentare nuovamente la foto. Il passaggio da “fotocamera” a “galleria” funziona, ma il passaggio da “galleria” a “fotocamera” attualmente funziona male: provoca un apparente inchiodamento del dispositivo prima di andare in crash e tornare alla “lock screen” di sistema.

Da ciò che ho scritto sopra, si deduce che certo al momento questa versione di Ubuntu Touch, non si può considerare per nulla affidabile e conseguentemente non adatta ad uso quotidiano, anche solo come telefono.

Impressioni positive.

Naturalmente, ciò che spinge a provare una distribuzione di preview a noi linuxiani da diverso tempo, è proprio il fatto di avere un sistema linux vero e proprio sul nostro device (e non soltanto il kernel), ed infatti così è: il punto forte, a mio parere, anche in questa build che è solo una preview, è proprio quello di avere il controllo di un sistema linux vero e sufficientemente completo (per lo meno completabile, via comandi apt in standard Debian/Ubuntu), basato sulla distribuzione linux Ubuntu 12.10 quantal quetzal.
Si può avere una connessione al proprio dispositivo attraverso ADB, ma è possibile installare il server SSH sul dispositivo, in modo che, una volta che il telefono si è collegato via wifi alla vostra rete locale, è possibile collegarsi attraverso il relativo omonimo client (o con putty, per chi lavora in ambiente windows), ed avere il completo controllo del sistema via linea di comando.
Inizialmente, l’immagine di preview montata di default, non comprende il server SSH sul vostro dispositivo. Vediamo come implementarlo:

  • aprite un terminale nel vostro PC con Ubuntu Desktop (o una shell dei comandi CMD per chi lavora in windows)
  • collegare il Nexus al PC via Usb.
  • ora lanciate il comando adb devices per verificare che il dispositivo è stato correttamente riconosciuto. Se questo comando è andato a buon fine (vi viene presentato un numero identificativo del device collegato) si può procedere ai punti successivi, altrimenti occorre valutare se reinstallare i driver USB (windows) e ripetere il controllo.
  • Ora lanciare i seguenti comandi:
    adb root
    adb shell
  • Entrare nella linux box chrootata con il seguente comando:
    ubuntu_chroot shell
  • Ora eseguire il seguente comando per operare come utente phablet (password phablet):
    su – phablet
  • Ora siamo collegati al nostro dispositivo come utente phablet. Impartiamo i seguenti comandi:
    sudo apt-get update  [reinserire la password di phablet quando richiesto]
    sudo apt-get install openssh-server
    Quest’ultimo installerà l’SSH Server sul vostro dispositivo. Se il sistema restituisce un messaggio tipo ‘openssh-server is already the newest version.’ significa che risulta già installato ed operativo.
  • Ora eseguire il seguente comando:
    ip addr show wlan0
    Questo mostrerà l’indirizzo IP del vostro dispositivo, se già connesso alla vostra rete locale via wifi. Annotarselo, poiché verrà utilizzato per collegarsi via SSH.
    Sarà indicato successivamente come <Vostro-IP>
Ora sarà possibile collegarsi al vostro Galaxy Nexus da un’altro PC o dispositivo della stessa rete via ssh con il comando:
   
         ssh phablet@<Vostro-IP>
         (oppure da putty, inserendo <Vostro-IP> nel campo “Host Name (or IP address)” e cliccando su Open)

RUBRICA
Attraverso SSH (o adb shell) con il comando:  manage-address-books.py (delete | create …)

VIDEO DIMOSTRATIVO.


Note di Intallazione.

Io ho installato questa release di Ubuntu Touch seguendo la procedura ben documentata in https://wiki.ubuntu.com/Touch/Install , ovvero utilizzando un PC con Ubuntu 12.10. Per chi non ha la possibilità o non vuole installare Ubuntu Desktop su un PC, può installare la stessa versione direttamente dal dispositivo, a patto che abbiano una custom recovery già installata. Si veda il punto successivo.

Installazione Ubuntu Touch Preview con custom recovery.

Questa procedura è per gli utenti che hanno già nel proprio Nexus una custom recovery. Questo procedimento è il più semplice e breve.
Occorre prelevare:
  • quantal-preinstalled-armel+maguro.zip
  • quantal-preinstalled-phablet-armhf.zip
Procedura:
  1. Posizionare i due file scaricati nella memoria interna del nostro dispositivo;
  2. Accedere alla recovery;
  3. Effettuare per sicurezza un nandroid backup nel caso volessimo ripristinare (opzionale);
  4. wipe data/factory reset;
  5. wipe cache partition;
  6. wipe dalvik cache;
  7. install zip from sdcard > choose zip from sdcard > primo archivio scaricato;
  8. install zip from sdcard > choose zip from sdcard > secondo archivio scaricato, quello contentente la parola phablet;
  9. reboot system now
  10. Enjoy!
Si  consiglia vivamente di effettuare l’installazione attraverso custom recovery, perché  sia la procedura di installazione che quella di ripristino sono più semplici ed immediate, e non vi obbliga di operare da un PC con Ubuntu Desktop.
ATTENZIONE: Non mi assumo la responsabilità delle vostre azioni, perciò mi raccomando, fate tutto con calma e attenzione.

“Hash mismatch” su apt-get update usando proxy server

Chi utilizza una distribuzione Debian o una sua derivata (Ubuntu, Mint, Pinguy, etc.) dietro ad un proxy server,  come ad esempio all’interno di una rete aziendale, ecc. , nel momento in cui esegue il comando apt-get update per aggiornare la cache dei pacchetti dai repository standard, può riscontrare a console degli errori di questo tipo:

Se la localisation del sistema operativo e in lingua inglese:

….

W: Failed to fetch http://ir.archive.ubuntu.com/ubuntu/dists/…./Packages.bz2  Hash Sum mismatch
….
E: Some index files failed to download, they have been ignored, or old ones used instead.

Se la localisation del sistema operativo e in lingua italiana:
…..
Impossibile ottenere http://it.archive.ubuntu.com/ubuntu/dists/…./Packages.bz2 Somma Hash non corrispondente
…..

Impossibile scaricare alcune file di indice, essi verranno ignorati, oppure si useranno quelli precedenti.
Questo problema è dato dal fatto che nel proxy server è rimasta una cache “vecchia” che prende il sopravvento per alcune intestazioni di file rispetto a quelle presente nel repository pubblico e di conseguenza il checksum fallisce.
Di soluzioni ce ne potrebbero essere diverse, e forse la più corretta sarebbe quella di chiedere all’amministratore del proxy di fare regolarmente una pulizia della cache relativa agli url dei repository di aggiornamento …
Tuttavia, l’operazione più veloce che io conosco ed utilizzo in questi casi, è quella di intervenire sulla macchina locale, ossia quella su cui si presenta il problema (su cui ho il pieno controllo come amministratore – o sono un “sudoer user” -, altrimenti non potrei lanciare ‘apt-get update’ 😉 )
In pratica elimino le liste e i file parziali sul computer locale con i quali viene fatto il checksum rispetto alle liste scaricate dalla rete (sia che queste provengano dal proxy o direttamente dal web..). In tal modo, “forzo” il server proxy a fare un refresh per ricaricarmi le liste complete dei pacchetti, che in questo caso si deve rivolgere all’URL esterno per avere le copie dei file originali aggiornati…
Ecco i pochi e semplici passi da compiere (testato su una Ubuntu Server 10.04 LTS x86_64):
rm -rf /var/lib/apt/lists/* 

mkdir -p /var/lib/apt/lists/partial

apt-get update

Anteporre il comando ‘sudo‘ a tutti i 3 comandi sopracitati se si sta operando con un utente non-root, ma che può essere delegato a ruoli amministrativi (generalmente gruppo “admin” sui sistemi Ubuntu).
Chiunque è pregato di lasciare commenti e/o suggerimenti nel caso in cui ritiene che abbia omesso o descritto qualcosa in maniera imprecisa. Grazie.

Cordiali saluti,
Gabriele
http://www.gabrielezappi.net
GNU/Linux user #380098

File di log “/var/log/messages” mancante in Ubuntu Natty Narwhal

[click here for reading this blog post in english]

A seguito di un’installazione ex-novo di Linux Ubuntu 11.04 (Natty Narwhal) mi sono accorto che il file /var/log/messages non c’era (!). Ho altresì constatato che è stata una scelta voluta!

I mantainer del kernel della comunità Ubuntu (o Canonical) hanno preso questa decisione (fornendo un file di configurazione di rsyslog di default che non abilita la scrittura di messages) sostenendo che in tal modo si evita di duplicare linee di log in due file (/var/log/syslog e /var/log/messages).
Francamente e per esser chiaro, disapprovo completamente questa decisione: è vero che si possono avere linee di log duplicate, in quanto alcune di queste vengono scritte in entrambi i file “syslog” e “messages”, ma lo scopo di questi file è sensibilmente diverso, pertanto non trovo corretto mischiarli insieme, sostanzialmente per due ragioni: 
  1. /var/log/messages non è solo una convenzione, bensì è divenuto uno standard per tutti i sistemi *nix/linux (Indipendentemente che si parli di distribuzioni di classe desktop o di classe server).
    /var/log/syslog è invece un audit log, pertanto verranno scritti log di qualsiasi cosa (tipo processi di  cron o at, messggi di “informazioni” non strettamente di “warning”, e così via …)
    /var/log/messages è generalmente il file in cui gli applicativi scrivono eventuali messaggi di warning, anche se non strettamente inerenti il kernel, messaggi di boot (non-kernel) simili alle informazioni ottenibili con il comando ‘dmesg’. Questo è generlmente IL file principale da visionare, quando si ha l’impressione che qualcosa non stia andando come dovrebbe, o per verificare che il sistema e tutti gli applicativi principali stiano girando in maniera corretta!
  2. Tutti gli applicativi standard e i programmi (incluso applicazioni di terze parti, non fornite con la distribuzione, ecc.), programmi di monitoraggio, analizzatori e monitor di rete, ambienti SNMP (come Hobbit, Nagios, ecc.) generalmente intercettano stati ed eventuali condizioni d’errore leggendo questo file. Non ritengo neanche che sia una buona soluzione creare un link simbolico tra syslog e messages, in quanto i succitati programmi e/o processi sarebbero costretti ad analizzare inutilmente milioni di linee di log in più, rischiando così di incidere negativamente alle prestazioni di tutto il sistema.
Penso che né Canonical né la comunità Ubuntu possa decidere di apportare una variazione ad uno schema standard dall’oggi al domani (per lo meno senza aver preso in esame la cosa con una commissione mondiale sugli standard – vedi ANSI, ISO, ecc. – che ne valuterà l’opportunità). 
Comunque qui di seguito elenco i passi per ripristinare la scrittura del file /var/log/messages come in passato:
  • editare il file /etc/rsyslog.d/50-default.conf (con “sudo vi /etc/rsyslog.d/50-default.conf” se si è loggati come utenti non-root)
  • Cambiare il seguente paragrafo:


#
# Some “catch-all” log files.
#
#*.=debug;
#       auth,authpriv.none;
#       news.none;mail.none     -/var/log/debug
#*.=info;*.=notice;*.=warn;
#       auth,authpriv.none;
#       cron,daemon.none;
#       mail,news.none          -/var/log/messages
….

con questo

….
#
# Some “catch-all” log files.
#
*.=debug;
        auth,authpriv.none;
        news.none;mail.none     -/var/log/debug
*.=info;*.=notice;*.=warn;
        auth,authpriv.none;
        cron,daemon.none;
        mail,news.none          -/var/log/messages
….

(in altre parole, togliere il commento dalle linee sotto ‘Some “catch-all” log files.’)

  •  far ripartire il demone rsyslog con il seguente comando:
        sudo restart rsyslog
  • Fatto! Ora /var/log/messages sarà nuovamente scritto come nelle release precedenti.

Comunque, mi auguro che questo fastidioso (anche se apparentemente innocuo) problema venga sistemato in Oneiric (e secondo me potrebbe essere anche candidata come  patch per natty-backports)

Cordiali saluti,
Gabriele
http://www.gabrielezappi.net
GNU/Linux user #380098

“/var/log/messages” log file missing in Linux Ubuntu Natty Narwhal (english post)

[clicca qui per il post in lingua italiana]

Hi there,
After a clean install of Linux Ubuntu 11.04 (Natty Narwhal) I realized that the log file /var/log/messages was missing. I realized that it was a deliberate choice as well!
Ubuntu community’s (or Canonical’s) kernel guys took that decision (modifing rsyslog configuration file provided as default after install) saying that this change avoids logs to be duplicated in two log files (/var/log/syslog and /var/log/messages).
Just to be frank, polite and clear… I totally disagree this choice: as a matter of fact, you can have duplicated rows in both log files “syslog” and “messages”, but the purpose of these files is quite different, and I don’t find it correct to mix them up, for two reasons:

  1. /var/log/messages is not only a convention. It became a standard for all *nix/linux systems (no matter if you run a server or a desktop class distribution).
    /var/log/syslog purpose is to be the audit log, and it will be log everythings (such as cron/at jobs, “info” msg, and so on …)
    /var/log/messages is the usual place for system applications warning messages, even if non-kernel related, boot messages (non-kernel) similar to info you may report with command ‘dmesg’. This is THE place to look at, if you feel that something is going wrong!
  2. All standard applications and programs (including applications out-of-the-box, third part’s, etc..), monitoring programs, Network monitors & SNMP frameworks (such as Hobbit/XyMon, Nagios, Zabbix, and so on) usually go to look for it in order to catch statuses and error conditions. It’s not a solution to symbolic link syslog to messages, because that mentioned programs/daemons would parse milions of unuseful lines of logs in vain, degrading the overall system performances consequently.

Since I feel that neather Canonical nor Ubuntu community can decide to change this importand standard overnight (at least without discuss a change in a worldwide commission of IT standards or something like that – see ISO, ANSI, etc.), here is how to take rsyslog back to write /var/log/messages like in the past:

  • edit file /etc/rsyslog.d/50-default.conf (with “sudo vi /etc/rsyslog.d/50-default.conf” if you are logged as normal user)
  • Change the following paragraph:


#
# Some “catch-all” log files.
#
#*.=debug;
#       auth,authpriv.none;
#       news.none;mail.none     -/var/log/debug
#*.=info;*.=notice;*.=warn;
#       auth,authpriv.none;
#       cron,daemon.none;
#       mail,news.none          -/var/log/messages
….
 

                      • to read the following:


                      #
                      # Some “catch-all” log files.
                      #
                      *.=debug;
                              auth,authpriv.none;
                              news.none;mail.none     -/var/log/debug
                      *.=info;*.=notice;*.=warn;
                              auth,authpriv.none;
                              cron,daemon.none;
                              mail,news.none          -/var/log/messages

                        (in other words, uncomment the lines under the text ‘Some “catch-all” log files.’)

                      • restat rsyslog with the following command:
                            sudo restart rsyslog
                      • Done! Now /var/log/messages will be written again.

                      Anyway, I hope that this annoying problem will be fixed in Oneiric (and this should nicely be a valid patch for natty-backports)

                      Yours faithfully,
                      Gabriele
                      http://www.gabrielezappi.net
                      GNU/Linux user #380098

                      Google Earth su Ubuntu 11.04 Natty Narwhal

                      A differenza delle release precedenti, con Ubuntu 11.04 anche installando i repository medibuntu e google non-free, non è più possibile installare Google Earth già pronto per la propria distribuzione via apt-get o attraverso synaptic / Software Manager.
                      Tuttavia nei repository di google, vi viene messo a disposizione un pacchetto, “googleearth-package” che contiene uno script in grado di partire dal binario proprietario, analizzare le librerie presenti nel vs. computer e di costruire un pacchetto Ad-hoc pronto da installare nel vostro sistema Debian o Ubuntu.
                      E’ necessario avere il pacchetto lsb-core e se il vostro sistema ha un’archittettura diversa da i386 (a 32 bit), come un amd64 o ia64 (64 bit), occorre anche installare il pacchetto di compatibilità a 32bit ia32-libs.
                      Quindi vediamo i vari passi:

                      user@ubuntu:~$ sudo apt-get install lsb-core googleearth-package # .. aggiungete al comando  ‘ia32-libs’ se avete un sistema  a 64 bit

                      A questo punto lanciate lo script (possibilmente NON come root, altrimenti occorre forzare con un –force)

                      user@ubuntu:~$ make-googleearth-package

                      La procedura vi scarica l’ultima release di GoogleEarth di Linux disponibile (al momento la 6.0.2!!!  😛 ), raccoglie informazioni su tutte le librerie necessarie già presenti nel vostro sistema, e integra il tutto in un pacchetto .deb che lo troverete nella directory corrente con il nome  googleearth_x.y.z-_amd64.deb o googleearth_x.y.z-_i386.deb (a seconda dell’architettura del sistema operativo in cui lanciate il comando).
                      Quindi ora è sufficiente installarlo con un bel

                      user@ubuntu:~$ dpkg -i googleearth_x.y.z-_amd64.deb

                      Al termine dell’installazione lanciate il vostro googleearth nuovo fiammante “ritagliato” per il vostro pinguino.  😉
                      ( dovreste trovarlo a menu di Kde o Gnome, oppure premente ALT+F2 per eseguire il comando e date ‘googleearth‘, o lo lanciate da terminale con ‘googleearth &‘ ).

                      🙂

                      Linux – Scaricare semplicemente video di Youtube da linea di comando (da terminale)

                      Installazione comando youtube-dl

                      Su Ubuntu Linux è semplicissimo, basta installare youtube-dl digitando:

                      sudo apt-get install youtube-dl

                      Su distribuzioni dove invece il comando youtube-dl non è presente a repository, poco male, occorre dare qualche comando in più per installarlo manualmente:

                      • Scaricare youtube-dl da qui: http://rg3.github.com/youtube-dl/ (tasto destro “salva documento sull scrivania”)
                      • Bisogna avere già installato Python
                      • Rinominare il file youtube-dl.sh in youtube-dl.py
                      • Copiate il file youtube-dl.py nella cartella /usr/bin (o in altra directory raggiungibile dal PATH, es. /usr/local/bin o $HOME/bin) digitando:
                        sudo cp youtube-dl.py /usr/bin

                      A questo punto siamo pronti per scaricare i nostri video da youtube col terminale!
                      Digitate ad esempio:
                      youtube-dl.py http://www.youtube.com/watch?v=iR1b7G1TM0s -o prova.mp4
                      L’opzione -b scarica il video alla massima qualità trovata, mentre l’opzione -t assegna lo stesso nome del video usato a quello di youtube.
                      L’opzione -o che permette di specificare il nome e formato del file di destinazione; -c per continuare download interrotto.

                      Per interrompere eventualmente il download premete ctrl+c

                      Problema aggiornamento operatività di youtube-dl in seguito a nuove specifiche di YouTube.

                      Fantastico comando, eh, youtube-dl ?

                      Tuttavia, molti di voi si saranno accorti che ultimamente youtube-dl non funziona correttamente, e riceveranno un messaggio di questo tipo:

                      gabo@ubuntu:~$ youtube-dl -i http://www.youtube.com/watch?v=Zg0VibH6Pbo
                      [youtube] Setting language
                      [youtube] Zg0VibH6Pbo: Downloading video webpage
                      [youtube] Zg0VibH6Pbo: Downloading video info webpage
                      [youtube] Zg0VibH6Pbo: Extracting video information
                      ERROR: unable to download video (format may not be available)

                      🙁 …
                      .. niente paura, youtube-dl deve essere solo aggiornato secondo le ultime specifiche di YouTube. 🙂
                      Sfortunatamente, anche per i possessori di Ubuntu /Debian, youtube-dl non si aggiorna come tutti gli altri programmi da linea di comando con un semplice apt-get update, ma occorre specificare al comando youtube-dl stesso di andarsi a prendere gli aggiornamenti, con il seguente comando.

                      sudo youtube-dl -U

                      Tuttavia, occorre tener presente che l’update occorre farlo due volte. Dopo la prima, a terminale ci verrà visualizzato:
                      Updating to latest stable versionxn--
                      Updated to version github

                      Ridando un comando per catturare un video, riceveremo di nuovo un errore:

                      youtube-dl -i http://www.youtube.com/watch?v=Zg0VibH6Pbo

                      [youtube] Setting language
                      [youtube] Zg0VibH6Pbo: Downloading video webpage
                      [youtube] Zg0VibH6Pbo: Downloading video info webpage
                      [youtube] Zg0VibH6Pbo: Extracting video information
                      ERROR: unable to download video (format may not be available)

                      Allora ripetiamo un’altra volta il comando di prima

                      sudo youtube-dl -U

                      Updating to latest stable versionxn--
                      Updated to version 2011.02.25c

                      Dopo quest’ultimo messaggio (Updated to version 2011.02.25c), youtube-dl sarà aggiornato correttamente.

                      Infatti:

                      youtube-dl -i http://www.youtube.com/watch?v=Zg0VibH6Pbo

                      [youtube] Setting language
                      [youtube] Zg0VibH6Pbo: Downloading video webpage
                      [youtube] Zg0VibH6Pbo: Downloading video info webpage
                      [youtube] Zg0VibH6Pbo: Extracting video information
                      [download] Destination: Zg0VibH6Pbo.mp4

                      😉

                      NOTA: Naturalmente questa procedura di aggiornamento, è aggiornata alla data di scrittura del presente post (15/03/2011). E’ molto probabile che in futuro, in seguito a nuove ulteriori variazioni di specifiche di Youtube, occorra ripetere nuovamente la procedura sopra descritta.

                      Linux, Mac, Windows: rsync ottimo anche per fare backup sul computer locale (non solo per sincronizzare due percorsi via rete!)

                      Come utilizzare rsync per effettuare back-up sul nostro Mac / Linux.

                      Rsync è un comando davvero potente, già installato di default sia su Mac che su Linux.
                      Permette di sincronizzare le cartelle / files in maniera incrementale, aggiornando quindi solo i files / cartelle modificati o aggiunti.

                      Funziona in maniera molto simile la “Time Machine” sul Mac!

                      Ad esempio:

                      rsync -av –progress –delete –exclude=’*~’ –exclude=’.*’ –exclude=’folder’ /home/nome_utente/Documenti /media/LaCie/back_up

                      In questo modo andiamo a salvare il contenuto della cartella “Documenti” nell’HD esterno “LaCie”.

                      –progress mostra messaggi che indicano il progresso dell’operazione di sincronizzazione;

                      –delete elimina dalla destinazioni gli eventuali file che nel percorso sorgente non ci sono più;

                      -a sostituisce in blocco l’opzione -rlptgoD (ricorsivo, preserva, orario, gruppi, utenti, permissions, symlinks, devices, etc… );

                      –exclude serve per specificare un pattern di file/dir da escludere nel salvataggio (nell’esempio escludo i file di backup (es. nomefile.txt~) generati automaticamente quando si salva nell’editor un file su sè stesso; escludo anche i files nascosti dal Mac e la cartella “folder”)!

                      Per maggiori info ricordo sempre di utilizzare il comando:

                      man rsync

                      ma è possibile anche dare una occhiata qua: http://montellug.it/download/conferenze2007/Conferenze%202007%20-%20Rsync%20-%20Manuel%20Dalla%20Lana.pdf

                      Versioni GUI (Graphic User Interface):

                      Grsync per win: CLICCA

                      Grsync per Mac: CLICCA

                      G’MIC: Più di 190 Filtri ed effetti aggiuntivi Per GIMP!

                      Qualche tempo fa, in questo blog, ho postato  “THE GIMP (GNU Image Manipulation Program)” a questo link.
                      Avevo menzionato il fatto che GIMP è espandibile ed estendibile, in quanto modulare, o con script utente tramite linguaggi python o scheme (suo linguaggio interno con cui ho recensito anche il mio “Wonderful frame”), o con veri e propri plugins e pezzi di procedure compilate, che vanno ad estendere le già numerose funzionalità che GIMP possiede da solo.

                      Ultimamente ho trovato un’estensione veramente favolosa: si chiama G’MIC (GREYCs Magic Image Converter)

                      G’MIC è un’estensione per GIMP che permette di aggiungere oltre 190 filtri ed effetti alle già presenti potenzialità native dell’applicativo.

                      Potete trovare ulteriori informazioni qui: http://www.webupd8.org/2010/09/gmic-more-than-190-image-filters-and.html

                      Inoltre G’MIC stesso possiede un ulteriore parses di linguaggio script per poter automatizzare anche le funzionalità che lui mette a disposizione, oltre ovviamente a quelle già presenti di base (questo, ovviamente, se non dovessero già bastare i linguaggi di scripting già presenti in modo nativo 😉  )

                      Io ho provato a giocherellarci questi giorni (nel mio limitatissimo tempo libero 🙁 ), e mi è sembrato opportuno segnalarvelo perché l’ho trovata veramente un’estensione di rilievo e sicuramente degna di nota, assieme alla quale GIMP non ha nulla a cui invidiare anche ai più recenti Fotto$hop CS … 😀

                      Una volta implementato G’MIC, quando richiamate la funzione, vi viene presentata una nuova videata con tutti gli effetti / filtri a disposizione (e non solo: udite, udite… l’elenco di effetti/filtri si può aggiornare in internet direttamente dalla videata del plugin!!), tipo la seguente:

                      Immagine

                      Ogni funzione, ha naturalmente tutti i suoi parametri impostabili, con cui si possono variare i risultati del filtro o dell’effetto fino a vedere, dall’anteprima, l’effetto desiderato:

                      Immagine

                      Credendo di fare cosa gradita, vorrei postare, nella presente solo alcuni degli effetti che si possono ottenere con G’MIC:

                      Partendo da una foto originale come la seguente …
                      Immagine

                      .. Applico alcuni effetti:

                      1. Array & Frames -> Faded Array
                        Immagine
                      2. Array & Frames -> Tiled Rotation
                        Immagine
                      3. Array & Frames -> Tiled Normalization
                        Immagine
                      4. Array & Frames -> Pattern Frame
                        Immagine
                      5. Artistic -> Polaroid
                        Immagine
                      6. Artistic -> Old Photo
                        Immagine
                      7. Artistic -> Painting
                        Immagine
                      8. Colors -> Tone Mapping (!!!)
                        Immagine
                      9. Colors -> Sepia
                        Immagine
                      10. Colors -> User Defined Color Mask
                        Immagine
                      11. Contours -> RGB Gradient
                        Immagine
                      12. Deformations -> Water
                        Immagine
                      13. Lights & Shadows -> Relief Light
                        Immagine
                      14. Patterns -> Dots
                        Immagine
                      15. Patterns -> Mosaic
                        Immagine
                      16. Rendering -> 3D Image Object (Cube)
                        Immagine
                      17. Rendering -> 3D Elevation
                        Immagine
                      18. Rendering -> Random Objects

                      Immagine

                      .. lascio a voi altri la soddisfazione di vedere tutte le altre possibilità!!

                      E’ possibile effettuare il download di G’MIC, pacchettizzato per tutte le architetture e distribuzioni devi vari S.O., a questo indirizzo:
                      http://sourceforge.net/projects/gmic/files/

                      😉

                      A presto.
                      Gabriele.

                      Linux Ubuntu – Repository aggiuntivi per codecs e apps “non-free”

                      In una installazione desktop, dove si prevede di far uso anche di applicativi multimediali e codec, free e non-free, il primo repository un po’ più ufficiale da aggiungere sarebbe Medibuntu.
                      Medibuntu aggiunge una serie di pacchetti dediti alla gestione, conversione, visualizzazione di formati multimediali, oltre a i codec più diffusi per aggiungere la compatibilità a tutti i formati video (divx,xvid, dvdcss, mp4, avi, wmv) e audio (mp3,ogg,flac,wma) più diffusi, e altre applicazioni di terze parti già pronte per la distribuzione (es. googleearth, realplayer, etc.).

                      Le istruzioni per l’aggiunta dei repository sono al seguente link : https://help.ubuntu.com/community/Medibuntu
                      Tuttavia, il comando da dare a linea di terminale per l’aggiunta è il seguente:

                      sudo wget –output-document=/etc/apt/sources.list.d/medibuntu.list  http://www.medibuntu.org/sources.list.d/$(lsb_release -cs).list && sudo apt-get –quiet update && sudo apt-get –yes –quiet –allow-unauthenticated install medibuntu-keyring && sudo apt-get –quiet update

                      La lista dei pacchetti aggiunti dal repository di medibuntu, sarà già disponibile nei gestori di pacchetti grafici synaptic (per chi fa più uso di ambiente Gnome) o KPackageKit (più a portata di mano per chi usa ambiente grafico KDE).
                      Se si desidera che la lista di pacchetti aggiuntivi sia disponibile anche nel nuovo Ubuntu Software Center (Ubuntu 9.10+), occorre dare il seguente comando:

                      sudo apt-get install app-install-data-medibuntu

                      Una delle cose principali che bisognerebbe installare dopo l’aggiunta di questo repository, se si vuole avere la compatibilità di tutti i formati audio e video esistenti (indipendentemente dal software che si usa per la visualizzazione dei video e/o ascolto di musica) è l’aggiunta dei codec, compatibilmente all’architettura del vostro sistema, con il seguente comando:

                      Se siamo in ambiente 32 bit:

                      sudo apt-get install w32codecs non-free-codecs

                      Se invece siamo in un linux Ubuntu a 64 bit:

                      sudo apt-get install w64codecs non-free-codecs

                      Alla prossima.
                      😉