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installare RHEL / centos 8 GRAFICO, COMPELTO con l.a.m.p. su virtualbox

Articolo scritto il 10 ottobre 2019,
ultima revisione di aggiornamento: 19 ottobre 2019

Screenshot delle VM installate per realizzare questo articolo.


RedHat Enterprise Linux 8:

CentOS 8:

Parto dal presupposto che abbiate già completato l’installazione RedHat Enterprise Linux 8 o CentOS 8 su una VM Virtualbox correttamente configurata.
I parametri della Virtual Machine che ho utilizzato io per le mie prove sono i seguenti:

Si può anche fare una VM di dimensioni inferiori, ma senza esagerare!! (Ad esempio, può bastare anche una VM con un solo processore, ma la RAM non abbassatela al di sotto degli 1.5Gb specie se dovete abilitare diversi servizi, oltre all’interfaccia grafica). Quando il programma di installazione “Anaconda” mi ha chiesto che tipo di uso ne volevo fare (anche per determinare quale gruppo di pacchetti di base installare) ho scelto “Server con Gui”.

Preparazione installazione Virtualbox guest addition.

Aprire il terminale ed eseguire l’installazione di questi pacchetti:

dnf install kernel-devel-$(uname -r) kernel-headers perl gcc make elfutils-libelf-devel

Per la compilazione delle guest addition, montare il cd virtuale e lanciare il comando ./VBoxLinuxAdditions.run ..

Al momento della scrittura del presente articolo, con Virtualbox 6.0.10, accade questo:

[root@centos8streamvm /run/media/gabo/VBox_GAs_6.0.10]# ./VBoxLinuxAdditions.run
 Verifying archive integrity… All good.
 Uncompressing VirtualBox 6.0.10 Guest Additions for Linux……..
 VirtualBox Guest Additions installer
 Copying additional installer modules …
 Installing additional modules …
 VirtualBox Guest Additions: Starting.
 VirtualBox Guest Additions: Building the VirtualBox Guest Additions kernel
 modules.  This may take a while.
 VirtualBox Guest Additions: To build modules for other installed kernels, run
 VirtualBox Guest Additions:   /sbin/rcvboxadd quicksetup 
 VirtualBox Guest Additions: or
 VirtualBox Guest Additions:   /sbin/rcvboxadd quicksetup all
 VirtualBox Guest Additions: Building the modules for kernel
 4.18.0-144.el8.x86_64.
 VirtualBox Guest Additions: Look at /var/log/vboxadd-setup.log to find out what
 went wrong
 ValueError: File context for /opt/VBoxGuestAdditions-6.0.10/other/mount.vboxsf already defined
 modprobe vboxguest failed
 The log file /var/log/vboxadd-setup.log may contain further information.

EDIT del 19/10/2019:
Pare che con la versione 6.0.14 di Virtualbox siano stati risolti i problemi di compilazione delle guest additions su Linux RedHat 8, e CentOS 8 Stream, per cui se avete installato questa versione di Virtualbox, basterà inserire “l’immagine del CD delle Guest Additions” dal menù della macchina virtuale e lasciare semplicemente procedere la compilazione, che dovrebbe andare avanti senza intoppi. In questo caso, dunque, potete saltare la presente sezione, ed andare subito alle “istruzioni per l’installazione di phpMyAdmin

Se si fa un cat del log, si ha

....
/tmp/vbox.0/r0drv/linux/memuserkernel-r0drv-linux.c: In function ‘VBoxGuest_RTR0MemUserIsValidAddr’:
 /tmp/vbox.0/r0drv/linux/memuserkernel-r0drv-linux.c:72:55: error: macro "access_ok" passed 3 arguments, but takes just 2
      bool fRc = access_ok(VERIFY_READ, (void *)R3Ptr, 1);
                                                        ^
 /tmp/vbox.0/r0drv/linux/memuserkernel-r0drv-linux.c:72:16: error: ‘access_ok’ undeclared (first use in this function)
      bool fRc = access_ok(VERIFY_READ, (void *)R3Ptr, 1);
                 ^~~~~
 /tmp/vbox.0/r0drv/linux/memuserkernel-r0drv-linux.c:72:16: note: each undeclared identifier is reported only once for each function it appears in
...

Se l’errore è “macro “access_ok” passed 3 arguments, but takes just 2″ … è perché nel Kernel Linux 5.0, Linus ha deciso di rimuovere il parametro ‘type’ dalla funzione access_ok. Voi direte “Ma ho la 4.18.0, mica la 5.0”. D’accordo, ma come di consueto RedHat è famosa per apportare backports di versioni future ad una versione di kernel con release inferiore. Per ovviare a questo inconveniente, dobbiamo fare quanto segue:

for i in $(grep -Rl "KERNEL_VERSION(5," | grep -v vfsmod.c); do sed -i "s/KERNEL_VERSION(5, 0, 0)/KERNEL_VERSION(4, 18, 0)/g" $i; done

Quindi ricompilare le vboxadd con il seguente comando:

/sbin/rcvboxadd quicksetup all

avrete ancora degli errori, riportati nel log, ma quanto meno il modulo del kernel è stato compilato ed inserito nella libreria dei moduli del kernel, ed è attivabile tramite il comando:

modprobe vboxguest

e vedrete immediatamente la videata grafica della macchina virtuale che assume le dimensioni della risoluzione fisica della finestra in cui gira, ed il mouse è interattivo tra l’ambiente guest e quello host (ciò significa che l’estensione guest addition, almeno per ciò che riguarda lo condivisione della memoria grafica con l’host, sta funzionando correttamente).
Se poi qualcuno fosse a conoscenza di una patch migliore, naturalmente, faccia sapere nei commenti.

Istruzioni Installazione phpMyAdmin

In questa parte riprendo i suggerimenti presi da questa fonte, ma semplificandola in passi più sintetici e veloci, e riassumendoli in un unico script che dovrebbe portare a compimento la maggior parte delle operazioni.

Io in genere quando installo server di test (macchine virtuali o fisiche che siano), non abilito né SElinux, ne il firewall, e quando installo server Linux in produzione, valuto di caso in caso (Se il server è già dietro un firewall o dietro DMZ, se è un server con accesso utenti a sistema oppure no, ecc.. ), e cerco di attivare meno servizi possibili pur mantenedo un buon grado di sicurezza: c’è già Systemd che stressa abbastanza con restrizioni di vario genere 😀

Tuttavia, per completezza d’informazione, in queste istruzioni definisco anche gli step che sono necessari per rendere phpmyadmin, installato con questo metodo, funzionante anche avendo firewall e SElinux attivi.

Ecco il mio script (vi consiglio di fare un copia+in un file, chiamandolo ad esempio “inst_phpmyadmin_rh8.sh” e poi dargli i permessi di eseguibilità con un “chmod +x inst_phpmyadmin_rh8.sh”) :

#!/bin/bash
function generate_blowfish()
{
   BLOWFISH=
   ncars="$1"
   for car in seq 1 $ncars
   do
     rnd=$((RANDOM % 62))
     if [ $rnd -lt 10 ]; then
         asc=$((48+$rnd))
     elif [ $rnd -gt 35 ]; then
         asc=$((97+$rnd-36))
     else
         asc=$((65+$rnd-10))
     fi
     bfchar=$(printf "\\$(printf %o $asc)")
     BLOWFISH="${BLOWFISH}${bfchar}"
   done
}
[ "$UID" -ne 0 ] && { echo "script must be run as root user"; exit; }

BLOWFISH=
generate_blowfish 36
dnf -y install httpd mariadb-server \
      php php-gd php-mysqlnd php-mbstring php-json
echo
echo "Waiting 2 secs…"
sleep 2

cd
mkdir -p Downloads
cd Downloads
export VER="4.9.0.1"
curl -o phpMyAdmin-${VER}-all-languages.tar.gz https://files.phpmyadmin.net/phpMyAdmin/${VER}/phpMyAdmin-${VER}-all-languages.tar.gz 
tar xvf phpMyAdmin-${VER}-all-languages.tar.gz
rm -f phpMyAdmin-${VER}-all-languages.tar.gz 
mv phpMyAdmin-${VER}-all-languages /usr/share/phpmyadmin
mkdir -p /var/lib/phpmyadmin/tmp
chown -R apache:apache /var/lib/phpmyadmin
mkdir /etc/phpmyadmin/
cp /usr/share/phpmyadmin/config.sample.inc.php  /usr/share/phpmyadmin/config.inc.php
echo
echo "Waiting 2 secs…"
sleep 2
# Ora metto il mio random blowfish dentro al file config e la variabile TempDir ..
# Prima cancello le eventuali linee con [TempDir] 
sed -i "/^.\$cfg\['TempDir'\].*$/d" /usr/share/phpmyadmin/config.inc.php
# Poi sostituisco il bowfish secret col mio..
 sed -i "s/\$cfg\['blowfish_secret'\].*$/\$cfg['blowfish_secret'] = '${BLOWFISH}';\n\$cfg['TempDir'] = '\/var\/lib\/phpmyadmin\/tmp';/" /usr/share/phpmyadmin/config.inc.php
# Ora creo il file di configurazione di phpmyadmin per Apache HTTP Server
cat << EOM > /etc/httpd/conf.d/phpmyadmin.conf
# Apache configuration for phpMyAdmin
Alias /phpMyAdmin /usr/share/phpmyadmin/
Alias /phpmyadmin /usr/share/phpmyadmin/

<Directory /usr/share/phpmyadmin/>
 AddDefaultCharset UTF-8
 <IfModule mod_authz_core.c>
   # Apache 2.4      
   Require all granted
   # Puoi restringere l'accesso a IP specifici aggiungendo una linea come la seguente
   #  Require ip 127.0.0.1 192.168.0.0/24 
 </IfModule>
 <IfModule !mod_authz_core.c>
   # Apache 2.2      
   Order Deny,Allow      
   Deny from All      
   Allow from 127.0.0.1      
   Allow from ::1
 </IfModule>
</Directory>
EOM 

echo "Controllo della configurazione di Apache"
apachectl configtest
echo
echo "Waiting 2 secs…"
sleep 2
echo
systemctl restart httpd
systemctl restart mariadb
echo "Abilito il sistema LAMP al boot"
systemctl enable httpd
systemctl enable mariadb
echo 
# Impostazioni per SELinux e Firewalld
semanage fcontext -a -t httpd_sys_content_t "/usr/share/phpmyadmin(/.*)?"
restorecon -Rv /usr/share/phpmyadmin
# (firewalld) Impostazioni per firewall
firewall-cmd --add-service={http,https} --permanent
firewall-cmd --reload
echo END
echo 
 

Riassumendo, i principali step svolti da questo script sono:

1 – Installazione dei pacchetti base necessari per far funzionare un sistema con PHP, MySQL e l’applicazione phpMyAdmin

2 – Download, tramite comando curl di phpMyAdmin ad una versione aggiornata. Al momento della scrittura del presente documento, ho scaricato la 4.9.0.1. È possibile, in presenza di nuove release, farne scaricare una nuova (modificando la variabile VER dello script alla versione desiderata), ma è sempre bene valutare la compatibilità tra la versione installata, e la release dei vari applicativi dell’ecosistema coinvolti (versione di php, di mariadb/mysql e di apache).

3 – installazione del pacchetto scaricato e spostamento nelle directory compatibilmente alla struttura del sistema, e creazione delle relative directory temporanee ad uso dell’applicazione.

4 – modifica della configurazione di apache httpd atta ad ospitare e a fare girare correttamente phpmyadmin da parte del web server.

5 – abilitazione in fase di avvio di sistema di tutti i servizi necessari perché phpMyAdmin sia subito fruibile.

6 – Impostazioni per SELinux per autorizzare phpMyAdmin ad essere raggiungibile e correttamente eseguito dal web server.

7 – Impostazioni per il firewall (firewalld) per aprire la/le porta/e di rete del web server per permetterne la raggiungibilità dall’esterno.

Al termine dello script, ricordarsi di Impostare una password di root a mysql (utente dba), in modo che possiate entrare in phpmyadmin con l’utente root e una password (di default, phpMyAdmin non permette di accedere senza password).
Per fare questo occorre fare la prima volta la procedura per la messa in sicurezza di mysql, e quindi eseguire:

  mysql_secure_installation 

A questo punto ci verrà chiesta la password iniziale dell’utente root (la prima volta sarà vuota), poi chiederà se impostare una password di root. Rispondere si, e ripetere la password due volte (questa sarà la password da utilizzare all’accesso di phpMyAdmin con utente ‘root’). Poi chiede se lasciare gli utenti anonimi, permettere l’accesso di root anche da remoto e se lasciare il database di test. Queste risposte sono a discrezione dell’utente.

Una volta fatta tutta la procedura, sarà possibile accedere al proprio browser:
Aprire url: http://[ServerIP|Hostname]/phpmyadmin

Installare nik collection in linux

Questa è una guida che vuole suggerire alcuni punti per installare le Nik Collection di Google in un Linux Debian (o derivate). Le prove di queste istruzione, per lo meno, sono state fatte su un Linux Debian, ma è possibile riportare gli step necessari in altre distribuzioni, cambiando ovviamente i comandi distro dependent (come ad esempio sostituire i vari apt o apt-get , con yum per la CentOS, dnf per Fedora, pacman -S per Arch e via dicendo).

Al momento della scrittura di questo articolo, le prove sono state fatte su un Linux Debian 64bit Testing (corrispondente alla versione Debian 9 Stretch, la cui release ufficiale stable sarà rilasciata fra qualche giorno), sia in computer con schede NVidia con driver proprietario, sia in PC con schede Intel Graphics con driver opensource, e con Gimp 2.8.20, e wine 1.8.7 (da repository Debian Sid).
NOTA: Perché la procedura sia funzionante, è necessario avere Wine almeno alla versione 1.8 o superiore!!
Con i futuri rilasci di nuove versioni, sia di Gimp  che di Wine che di pacchetti base Debian, questa procedura potrebbe ancora essere valida e funzionante, ma naturalmente non posso garantirlo (in caso di problemi, provate a lasciarmi un commento e vedrò come posso esservi utile).

Continua la lettura di Installare nik collection in linux

Voci da Debian – “softWaves” sarà il tema di default di Debian 9

La major release 9 di Linux Debian (nome in codice “Stretch”), che sarà rilasciata “quando pronta”, ma ragionevolmente verso aprile/maggio, ha già definito lo stile per sfondo, desktop, colori, immagine di avvio e quant’altro.

Ecco di seguito alcune anteprime:

 

  • Wallpaper / Immagine di sfondo

attachment_wallpaper.png

  • Login
attachment_login.png

 

  • Plymouth (WIP)

plymouth.png

  • Grub / Immagine di avvio
attachment_grub.png

 

  • Isolinux
isolinux.png

 

  • Syslinux
syslinux.png

 

  • Debian Installer
attachment_installer.png

 

  • Blog banner
attachment_blogBanner.png

 

  • Wiki banner
wikiBanner.png

 

  • CD / DVD (supporto e cover custodia)
cd.png
cdCover.png

 

  • Stickers (WIP)
sticker_01.png     sticker_02.png     sticker_03.png

 

 

Sorgente (in inglese) : Bits from Debian – “softWaves” will be the default theme for Debian 9

Wiki Debian : https://wiki.debian.org/DebianArt/Themes/softWaves

Debian 8.0 Jessie è stato rilasciato

 Debian 8.0 Jessie è stato rilasciato, lines_release_image_bits_mediumin  data domenica 26 Aprile 2015!

 Desideri installarlo? Scegli il tipo di  supporto preferito tra Blu-ray, DVD, CD  e pendrive USB. Leggi il manuale di  installazione.

Se già felicemente un utente Debian e vuoi solo aggiornarlo? Ti manca solo un apt-get dist-upgrade per arrivare a Jessie! Scopri come leggendo la guida di installazione e le note di rilascio.

Per un dettaglio più preciso sulla procedura di aggiornamento, leggi qui.

Vuoi festeggiare il nuovo rilascio? Condividi il banner da questo blog nel tuo sito o nel tuo blog personale!

Sorgente: Bits from Debian – Debian 8.0 Jessie has been released!

Come abilitare sudo con lo stesso comportamento di Ubuntu Desktop, ad altre distribuzioni Linux.

SupermanULogo

Ubuntu linux, come molti sapranno, è stato “ritoccato” in modo tale che tutte le volte che viene richiesta una password amministrativa (come utente “root”), l’utente normale, ossia non privilegiato, tramite comando ‘sudo‘ può, inserendo la sua password personale, acquisire temporaneamente i privilegi di root per eseguire tale comando (sempre che sia stato abilitato a farlo!). Non solo: anche tutte le finestre di dialogo grafiche (sia dell’ambiente gnome e affini, che di Kde) che richiedono l’introduzione di una password per verificare i diritti di root a fronte di un’operazione di sistema (es. aggiunta di un utente, installazione di un aggiornamento, ecc.), si comporteranno alla stessa maniera, ovvero chiederanno la password dell’utente, e non quella di root.

Tant’è che nei sistemi ubuntu desktop, durante l’installazione standard, di default la password di root non viene nemmeno richiesta, in quanto verrà creato un utente iniziale che avrà già l’autorizzazione ad eseguire comandi amministrativi prefissandoli con il comando sudo.

Per applicare lo stesso funzionamento ad altre distribuzioni (ad esempio Debian), seguire i seguenti passi:

  1. aptitude install sudo
  2. su root (al momento..)
  3. visudo
    Inserire una riga nel file che assomiglia alla seguente:

    nome_utente ALL=(ALL:ALL) ALL

    sostituendo ovviamente ‘nome_utente‘ al login name del vostro utente.
    Uscire salvando il file.

  4. Al prossimo accesso, l’utente ‘nome_utente‘ avrà la possibilità, ad esempio, di eseguire il comando:
    sudo ls -la /root
    Dopo aver introdotto la sua password personale, se tutto è andato bene, gli verrà visualizzato il contenuto della cartella home dell’utente root. (In caso contrario, uscirebbe un errore, in quanto solo root, di norma, può vedere quella cartella)

Tuttavia, alla procedura descritta sopra, a mio avviso è preferibile un “ritocco”.  Per due motivi.  Il primo: avendo più utenti di sistema e qualora debbano eseguire comandi di root, sarei costretto per ciascuno di loro, inserire una riga nel file /etc/sudoers (o tramite comando ‘visudo‘), la linea che lo abilita. Secondo: In genere Debian (ma anche altre distro) ha già un gruppo definito appunto “sudo“, che è già presente a sistema, ed è già presente nella configurazione di /etc/sudoers a concedere i permessi amministrativi in caso di esecuzione di comando ‘sudo‘ a tutti i membri del gruppo stesso. Infatti se si guarda nel file visualizzato da ‘visudo‘, dovrebbe già esistere una riga simile alla seguente (se non dovesse esistere, aggiungerla):

%sudo ALL=(ALL:ALL) ALL

(Nota: il carattere ‘%’ prima del nome, significa che la direttiva si riferisce ad un gruppo, e non ad un utente).

A questo punto, è sufficiente inserire l’utente come membro del gruppo “sudo” con il seguente comando:

adduser nome_utente sudo

A quel punto, l’utente ‘nome_utente‘, potrà eseguire comandi come utente root prefissandoli con “sudo”.

Es.

sudo apt-get update


Nota: la prima volta che l’utente usa il comando “sudo”, riceverà questo output:

We trust you have received the usual lecture from the local System Administrator. It usually boils down to these three things:
#1) Respect the privacy of others.
#2) Think before you type.
#3) With great power comes great responsibility.
[sudo] password for nome_utente:


O il corrispondente messaggio in italiano.

Questa lezione dovrebbe essere stata impartita dall'amministratore di sistema locale. Solitamente equivale a:
#1) Rispettare la privacy degli altri
#2) Pensare prima di digitare
#3) Da grandi poteri derivano grandi responsabilità
[sudo] password for nome_utente:

Dal successivo utilizzo del comando, questo messaggio non verrà più visualizzato.


Comandi grafici di richiesta autorizzazioni amministrative, in ambiente Gnome e KDE.

Quanto detto sopra, imposta il sistema come desiderato utilizzando il comando sudo da linea di comando (CLI). In molte circostanze, invece, quanto un’applicazione grafica ci richiede i permessi di root tramite una dialog box via GUI, o in ambiente Gnome o Kde, il comportamento spesso è ancora quello di richiederci la password di root, e NON la nostra da normale utente.

C’è stata un po’ di confusione, nel tempo, nei vari front-end grafici come kdesu e kdesudo per KDE o gksu e gksudo per l’ambiente Gnome e affini.

Riguardo a KDE, ultimamente dovrebbero essere stati sistemati i problemi in quanto kdesu nella maggior parte dei casi, altro non è che un link simbolico a kdesudo. In altre parole, di default i front-end di KDE, all’occorrenza dovrebbe chiedere in ogni caso la password dell’utente e non quella di root. (Se così non fosse, controllare nel percorso di kdesu se è un link simbolico di kdesudo. Se cosi non fosse, rimuovere o rinominare kdesu e lanciare, da root, il seguente comando: ln -s /usr/bin/kdesudo /usr/bin/kdesu).

Diverso è invece il discorso per i front-end di Gnome: nelle ultime versioni viene rilasciato solo gksu e non gksudo, e gksudo è un link simbolico verso gksu (praticamente il contrario di quanto avviene in KDE!!). Quindi per dirgli di comportarsi come sudo (e non come su), occorre andare nei registri di Gnome tramite il comando ‘gconftool‘ (o se si preferisce, tramite front-end grafico ‘gconf-editor’), ed impartire il seguente comando:

gconftool -s /apps/gksu/sudo-mode --type=bool true

(o, se si adopera gconf-editor, scorrere nella stessa voce dell’albero apps->gksu, ed impostare il valore del registro sudo-mode a 1)

Da questo punto in avanti, anche il front-end grafico di Gnome chiederà la password dell’utente (e non più quella di root), quando richiesto, per svolgere compiti amministrativi.

Mi auguro che questo articolo possa essere di aiuto a qualcuno.

Cordialmente,
Gabriele

 

 

Timera – usa la “macchina del tempo” sulle tue foto!

Screenshot_2014-08-07-10-02-57      Screenshot_2014-08-07-13-06-07

Timera è un progetto al quale mi sono avvicinato da qualche tempo, grazie al suggerimento di un amico.

Come fotoamatore “storico”, mi sono dedicato a diverse attività inerenti la fotografia nel tempo, ma questo tipo di applicazione ha veramente qualcosa di nuovo, di originale, che apporta alle proprie creazioni qualcosa di speciale, un sapore che diventa quasi mistico, con un tocco di personalità che le rendono letteralmente immagini “senza tempo”.

Continua la lettura di Timera – usa la “macchina del tempo” sulle tue foto!

Adattatore da SD SDHC (SD WiFi) a Compact Flash CF II

Nell’era dei Social network e del Cloud Computing, sappiamo benissimo quanto può essere importante avere una connessione Wifi anche nella propria fotocamera, che non sia necessariamente quella del reparto fotografico di un moderno smartphone.
Nel mondo delle reflex digitali, come molti sapranno, esistono in commercio delle memorie SD che permettono di integrare la rete WiFi anche alle fotocamere che ne sono sprovviste in modo nativo (come ad esempio le Canon EOS 6D o EOS 70D, o le Nikon D5300 o D610,  ecc).

Ora, queste schede di memoria dotate di rete WiFi sono state progettate soltanto per le moderne SD (Secure Digital) e generalmente sono anche dotate di una discreta dimensione di storage (non meno di 16Gb).

Non mi riferisco alle schede tipo Eye-Fi, che generalmente sono prive di un firmware autonomo e di conseguenza si adatterebbero solo ai dispositivi che sono predisposti con un relativo menu di gestione (vedi Canon EOS 100D, EOS 650D, ecc …), ma a quelle schede che hanno un piccolo firmware proprietario, un’intelligenza propria, e grazie a delle semplici app su dispositivi Android o iOS, o da qualunque browser (quando si è collegati in modalità internet, si veda più avanti per dettagli), si possono adattare ad apparecchi che non erano stati progettati per nulla ad avere a bordo una scheda WiFi! 😀

Io avevo aquistato questa, e mi sono trovato molto bene: TRANSCEND SDHC WIFI CLASSE 10 32GB MEMORY CARD

$_12

L’unico neo è che scalda un tantino troppo durante l’uso intensivo, ma per il resto è molto pratica e versatile.
Si può vedere un pratico video sull’utilizzo al seguente link:

Transcend Wi-Fi SD Instruction Video

Qui il manuale in inglese.  Qui il manuale in italiano.
Qui l’eventuale aggiornamento del firmware per Windows.
Qui l’eventuale aggiornamento del firmware per Mac.

E come fare per le fotocamere che montano solo le più vetuste e ingombranti (ma pur sempre affidiabilissme) Compact Flash??

(come, ad esempio, Canon EOS 350D, 400D,  30D o anche le ammiraglie EOS 5D, EOS 1 di vecchia generazione, ecc?)

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Flickr-uploader – L’app ideale per le tue foto.

Come molti sapranno, Flickr è il servizio di Cloud Fotografico di Yahoo che consente,  registrando un account gratuito, di trasferire foto a risoluzione piena per un ammontare di 1TB di spazio (si.. avete capito bene: 1 Terabyte!  1TB = 1024 Gigabyte = 1048576 Megabyte, insomma .. tanta roba!)

Blog004-Flickr

 

E’ naturalmente possibile suddividere le immagini caricate in Album e attribuire una classificazione con categorie e valutazioni, ed impostare per ciascun album l’attributo di privacy come privato, pubblico, o selezionare solo le persone a cui e consentito accedere per la visualizzazione.

Blog003-Flickr Blog002-Flickr

 

Per i dispositivi Android, esiste l’utlissima applicazione Flickr Uploader, che consente di automatizzare in piena comodità il processo di upload automatico delle foto nel proprio account di Flickr (se siete già utenti di Yahoo, potete utilizzare il medesimo).

L’app Flickr Uploader la potete scaricare gratuitamente (in prova per 7 giorni), direttamente dal Google Play store.

Blog001-GooglePlay

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spettacolari contributi in KDE Connect | Da un blog di Albert Vaca

Spettacolari contributi in KDE Connect

Oggi stiamo rilasciando una nuova versione di KDE Connect per dispositivi Android e il Plasma desktop (KDE). Questa nuova fiammante versione, include delle simpatica funzionalità a cui hanno contribuito i maggiori sviluppatori della community KDE (e anche al di fuori della Community). Ragazzi, siete fantastici!
La prima funzionalità che vi voglio mostrare è un contributo di Ahmed Ibrahim, e ti permette di utilizzare lo schermo del tuo telefono come un touchpad per interagire con il tuo computer.  Hai un mediacenter o un’altra applicazione dove non vuoi una tastiera o un mouse sempre attacati? Con KDE Connect ti daremo la possiblità di usare il telefono come dispositivo di input wireless.

Screenshot of the touchpad plugin in Android

A tal proposito, vi domanderete come ho mandato questo screenshot dal mio telefono al mio portatile? Naturalmente ho usate la funzione “Condividi” e l’ho spedita usando KDE Connect 🙂 In questa nuova versione,  Android può anche ricevere file inviati dal computer o da altri telefoni Android. Questa funzione è stata richiesta da tempo, e finalmente è qui! Sarete in grado di mandare file da Dolphin oppure dalla nuova interfaccia a linea di comando, grazie ad Aleix Pol! Screenshot of Dolphin's integration Questa versione apporta anche molti miglioramenti. Sono stati sistemati numerosi bug e ora può girare anche su sistemi FreeBSD, grazie a Raphael Kubo. In conclusione, intendo ringraziare ancora una volta, tutti coloro che hanno contribuito inviando le loro modifiche e lo splendido team di traduzione di KDE, che ha reso KDE Connect già disponibile in 25 lingue (compreso il Catalano – che è la lingua madre dell’autore dell’artcolo originale – vedi note a piè articolo – N.d.r) KDE Connect 0.7 tarball KDE Connect 0.7 Android app su Google Play KDE Connect 0.7 Android app su F-Droid Nota: questo articolo è stato tradotto dal blog di Albert Vaca‘s: Awesome contributions to KDE Connect

Perché il vostro obiettivo economico è migliore di quanto voi crediate. (by Michele Vacchiano)

Relativamente all’articolo che ho pubblicato qualche tempo fa su questo blog, raggiungibile al link http://gabrielezappi.net/?p=11, ecco a riconferma della mia analisi, la riflessione di un amico, il fotografo Michele Vacchiano (che ho avuto il privilegio di conoscere e frequentare personalmente), che riporta un articolo nel suo sito su cui mi trovo completamente d’accordo.

Ne riporto solo qualche parte fondamentale che ci tengo sottolineare. Tuttavia per leggere l’articolo completo potete cliccare QUI . Questa è una pagina del sito “Michele Vacchiano Cultural Photography“.


Perché il vostro obiettivo economico è migliore di quanto voi crediate.

……

I fotografi dilettanti che usano la reflex utilizzano prevalentemente (quasi tutti) lo zoom fornito in dotazione con la macchina, classicamente il 18-55 adottato (con poche varianti) dalle case più note.
E tutti, nessuno escluso, impugnano la reflex a mano libera, anche nell’ombra di un campiello veneziano circondato da alte mura, o sotto il tendone di un mercatino rionale.
Ovviamente senza nemmeno immaginare di attivare il flash (oggetto generalmente considerato alieno – anche quando è incorporato nella calotta della reflex – e persino un po’ temuto), perché “tanto io ho la mano ferma“.

……

Perché quelle fotografie che sembravano così limpide e squillanti sul display della reflex, e anche decisamente accettabili se visualizzate a pieno schermo sul PC, una volta portate alla dimensione dei pixel reali appaiono miseramente deludenti.

……

Così si dà la colpa alla foschia, al moiré, all’architettura del sensore, al filtro passabasso, alla mancanza di proiezione telecentrica (mavalà), o più semplicemente all’obiettivo, economico e per ciò stesso scadente.
Senza pensare, invece, alla spiegazione più ovvia, che potrebbe essere immediatamente individuata se solo si desse un’occhiata ai dati di scatto (i famosi dati Exif, per essere precisi).

……

[per continuare a leggere, clicca qui]

……
La colpa, dunque, non è dell’obiettivo, della foschia o di altre fantasiose variabili, ma del micromosso, quell’insidioso diavoletto che sempre attenta alla nitidezza delle nostre immagini quando presumiamo, sbagliando, di avere mano ferma e polso d’acciaio.
Perché il cuore pulsa, il sangue circola, e sarebbe davvero da sciocchi pensare che il nostro sistema muscolo-scheletrico possa restare immobile anche solo per una frazione di secondo!

……
Lo stabilizzatore …… Giusto per stroncare sul nascere facili quanto dannose illusioni, va detto che  il sistema è efficace solo quando i movimenti sono davvero minimi, ma anche quando il tempo di otturazione non è esageratamente lento: al di sotto del ventesimo di secondo anche lo stabilizzatore più efficace fa fatica.
……
……. diventa perfettamente inutile quando si pretende di fotografare a mano libera all’interno di una chiesa durante un weekend a Venezia!
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Poi scaricate la scheda di memoria, portate le immagini al 100% e preparatevi ad erompere in un “Oooh!” di meraviglia: rispetto a prima, le vostre immagini sembreranno scattate con strumenti che non sono i vostri.
Segno che il vostro zoom economico è un obiettivo più che degno e che il problema non stava in lui, ma in voi.
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